Farmaceutica. “Lo spettro dei dazi e il taglio dei prezzi Usa? Per l’Italia strategia chiave diversificare le esportazioni”. Intervista a Flavia Binetti (Organon)

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Lo scenario geopolitico è sicuramente sfidante per l’Italia, sia da un punto di vista industriale sia sanitario. Il settore farmaceutico italiano è altamente strategico, non solo per il valore sociale del farmaco, ma anche per la portata dell’innovazione e per la produzione. Di fronte a una minaccia commerciale come quella dei dazi, bisognerà capire come verranno implementati. Una strategia chiave per l’Italia sarà la diversificazione delle esportazioni verso Paesi diversi dagli Stati Uniti, anche se questi ultimi restano un mercato importantissimo. Circa il 70% dei principi attivi sono esportati dall’Europa e anche dall’Italia, oltre a circa 700 molecole per patologie croniche. Una delle peggiori conseguenze di queste misure commerciali sarà quindi la ricaduta negativa sui pazienti americani, che potrebbero perdere l’accesso a terapie essenziali”. E’ il quadro tracciato da Flavia Binetti, amministratore delegato di Organon Italia, ospite della nuova puntata di Future in Healthcare.

Del recente ordine esecutivo firmato da Trump sui prezzi dei farmaci “non conosciamo ancora le implicazioni. Bisognerà capire quali prodotti saranno coinvolti e quali Paesi verranno presi a riferimento per il reference pricing. Gli impatti saranno diversificati. Alcune aziende farmaceutiche dipendono per circa il 75% dei loro profitti dal mercato americano. Il caso di Organon è un po’ diverso: l’80% dei nostri ricavi deriva da Paesi fuori dal perimetro statunitense. Quindi l’impatto va valutato caso per caso, in base alla diversificazione del portafoglio e dei mercati. Parlando di sostenibilità dei sistemi sanitari, la nuova governance europea offre un po’ di garanzie: sostiene l’innovazione ma introduce anche il principio di sostenibilità, garantendo un accesso più rapido ai farmaci generici e biosimilari. Sui biosimilari mi vorrei soffermare: sono farmaci di altissimo valore per la salute dei pazienti, ma hanno un prezzo accessibile che garantisce qualità e sostenibilità. Tuttavia, non è solo la misura dell’accesso a garantire la sostenibilità: bisogna considerare che i sistemi di procurement, soprattutto in Italia, si basano su gare pubbliche che guardano solo al prezzo più basso. Questo non assicura la sostenibilità aziendale: un’azienda deve avere margini di profitto per poter continuare a investire e garantire disponibilità di farmaco. La legge quadro prevede criteri di qualità, ma nella pratica è difficile misurarli. Servirebbe un ragionamento collettivo per definire come applicare questo principio, o magari introdurre un prezzo minimo garantito per evitare di scendere sotto una soglia che renda il settore non più attrattivo. Infatti, si stima che un biosimilare perda circa il 90% del suo valore in due anni: a quel punto, gli investimenti non sono più profittevoli e le aziende si disimpegnano, creando un “vuoto” di biosimilari.

Binetti ha assunto da poco il ruolo di amministratore delegato di Organon e ha raccontato la sua esperienza e le sue priorità alla guida dell’azienda. “Ho avuto l’onore di diventare amministratore delegato di Organon Italia ad aprile di quest’anno. Sono felice di questo ruolo in un’azienda che sento parte del mio DNA, perché sono stata tra i primi dipendenti, i “founders”, quando Organon è nata quattro anni fa. A giugno 2021 abbiamo lanciato l’azienda e il nostro impegno concreto per prenderci cura della salute delle donne e delle persone. Questo significa non solo avere un portafoglio dedicato alla salute femminile, ma anche un ambiente inclusivo, che favorisca la parità di genere e concili lavoro e famiglia. Oggi Organon è presente in 140 Paesi, conta circa 9000 dipendenti e sei stabilimenti produttivi. Il nostro portafoglio ha tre aree principali: la salute della donna (contraccezione, menopausa, fertilità), le patologie croniche non trasmissibili e i biosimilari. Come donna e mamma di tre figli, posso dire che la maternità ti insegna a sviluppare una serie di capacità, anche grazie alla collaborazione a casa. È vero che comporta sacrifici, ma crea anche un ambiente positivo e ti permette di portare a casa esperienze che stimolano i figli e viceversa. Purtroppo in Italia quanto a leadership femminile non siamo ancora in una situazione di parità. Nel 2023 solo il 23% delle aziende era guidato da donne, contro il 20% dell’anno precedente. Nei comitati di direzione siamo intorno al 34%, ma prima eravamo al 30%. In Organon abbiamo invertito un po’ queste percentuali: il 53% dei nostri dipendenti è donna, il 43% ricopre ruoli manageriali, nel leadership team arriviamo al 65% e nel CdA al 75%. Questi risultati sono possibili grazie a politiche di attenzione verso l’equilibrio tra vita professionale e privata, anche con modalità di lavoro ibride e obiettivi chiari, senza vincoli rigidi”.

Infine, l’importanza dell’informare e sensibilizzare i pazienti italiani su aree importanti per la salute femminile come la PMA e l’emicrania. “In Italia una coppia su cinque soffre di problemi di fertilità – ricorda Binetti – ma 2/3 arrivano ai trattamenti quando la donna ha ormai 40 anni, un’età che rende più difficile avere un bambino. Noi vogliamo fare cultura: aiutare le coppie a informarsi e a intraprendere questo percorso in modo tempestivo. Dal 2025 i trattamenti di procreazione medicalmente assistita (PMA) sono stati inclusi nei livelli essenziali di assistenza, quindi rimborsati, il che garantisce un accesso equo su tutto il territorio. Naturalmente non tutte le Regioni sono pronte, ma noi cerchiamo di facilitare la fase di implementazione e la comunicazione alle coppie, in collaborazione con istituzioni e società scientifiche. Quanto all’emicrania, è una patologia cronica che colpisce soprattutto le donne: in Italia ci sono circa 6 milioni di pazienti e 2/3 sono donne. I costi indiretti superano i 20 miliardi l’anno, perché la malattia causa mancata produttività. Il problema è che la diagnosi arriva in media dopo sette anni, con abuso di farmaci ed esami inutili e accessi impropri al pronto soccorso. È la seconda causa di disabilità, ma non è ancora riconosciuta come patologia cronica in Italia. Lavoriamo quindi per sensibilizzare sul tema, anche perché oggi ci sono farmaci innovativi per prevenire gli attacchi, ma il loro accesso è spesso tardivo: si arriva a questi farmaci solo dopo aver provato tre linee di trattamento, spesso non specifici. È importante che i pazienti ricevano queste terapie tempestivamente, con benefici enormi per la qualità della vita e la produttività”.

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